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PREMESSA

Le affascinanti vicende storiche che si sono succedute nell’area della Porta Barete narrano la storia dell’intera città, dalla sua fondazione sino ai giorni nostri.
La Porta Barete, sulla scorta della ricostruzione che ne fa il Lopez, rappresenta l’ingresso più importante alla città dell’Aquila, tanto che nel 1316, anno di completamento della cinta muraria, è il luogo di affissione della lapide dell’allora capitano regio della città Teona di Cicco, di Cascia, a ricordo del compimento dell’opera. Da allora il susseguirsi di strati sovrapposti di trasformazioni urbane e sociali ha comportato modifiche alla topografia dell’area sino a perdere quasi memoria dell’antica porta.
In questo contesto si inserisce il concorso Porta Barete Rinasce, quale ulteriore strato prodotto dall’attuale contemporaneità. Coerentemente con i sottostanti layer, che si dispiegheranno nel corso della relazione, il progetto proposto rispetta e racconta il contesto in cui si inserisce, nella sua più ampia accezione storica e paesaggistica, senza dimenticare le necessità del cittadino, abitante di una città che deve saper affrontare le sfide – sociali, politiche, economiche, ambientali – che un futuro neanche troppo lontano si accinge a mostrare.
Per analizzare la complessità del progetto è stato effettuato in primo luogo uno studio storico teso a comprendere il valore dell’area della Porta Barete e le ragioni che hanno portato a trasformare nel tempo la topografia del luogo.
Sono stati inoltre esaminati alcuni tra i principali interventi di riconfigurazione urbana nel panorama mondiale che hanno dimostrato di saper coniugare paesaggio e valori sociali, diventando efficaci strumenti di riqualificazione urbana e di rilancio dell’economia locale.

DESCRIZIONE DELLA PROPOSTA: LE SCELTE ARCHITETTONICHE

L’analisi storica effettuata suggerisce le seguenti riflessioni:
un intervento che possa restituire la memoria dell’antica Porta Barete non può esaurirsi nell’opera di restauro della cinta muraria né nella mera valorizzazione dell’area archeologica, ma dovrà rielaborare e rinnovare i percorsi – antichi e attuali – che attraversano questi luoghi. I percorsi e gli spazi pubblici dovranno garantire libertà di movimento per tutta la comunità, dovranno essere coerenti con i bisogni dell’attuale società e, ove possibile, dovranno anticipare quelli delle future generazioni;
il terrapieno realizzato nell’800 per collegare gli impervi dislivelli dell’area, pur risolvendo le moderne esigenze di mobilità ne ha di fatto eliminato la bellezza paesaggistica, occludendo la vista della facciata laterale della Chiesa di Santa Croce e del caratteristico portale barocco, e interrando lo spazio antemurale che per quattro secoli aveva dato lustro all’accesso orientale alla città.
La rinascita di Porta Barete deve necessariamente essere intesa come rinascita di un accesso e di un percorso coerente con il proprio contesto in termini paesaggistici, sociali e culturali.
La rimozione del terrapieno che restituisce alla vista le emergenze storiche presenti nell’area di concorso, provoca inevitabilmente una frattura nell’impianto urbano contemporaneo, riportandolo alle quote e ai dislivelli dell’epoca pre-settecentesca, incompatibili con le attuali esigenze di accessibilità, oltre che in contrasto con la dichiarata volontà nel DPP “di creare continuità funzionale tra centro storico e periferia”.
Si impone una riflessione sulla mobilità attuale, per scongiurare il rischio di isolare il centro storico dalla città extramoenia creando una frattura inaccessibile a causa del forte dislivello, generando di conseguenza spazi “vuoti” invece che spazi “pubblici”.
Dalla rimozione del terrapieno si generano tre aree con caratteristiche molto diverse:
1. lo spazio antemoenia, parallelo alla Via Corrado IV, dal carattere prettamente commerciale e dal ritmo sostenuto, tipico delle periferie cittadine, situato alla quota -6.00 m;
2. lo spazio intramoenia contiguo all’area di scavo archeologico, luogo di contemplazione e dal ritmo lento, situato alla quota -6.00 m;
3. lo spazio antistante la facciata laterale di S. Croce, luogo privilegiato di osservazione della Chiesa, situato alla quota +0.00 m, isolato rispetto alla sovrastante Via Roma, che si interrompe alla quota +12.00m.
Il collegamento tra le prime due zone, a seguito dell’esame di diversi scenari descritti nel capitolo dedicato alla viabilità carrabile, è un passaggio che attraversa la Via Vicentini passandole al di sotto. Si tratta di una transizione dello spazio pubblico che attraversando prima la Via Vicentini, poi il perimetro delle mura urbiche, segna il trapasso – fisico, di significato e di ritmo – dalla città moderna a quella storica.
I marcati dislivelli che separano l’area 2 (zona di scavo) dall’area 3 (sagrato di S.Croce), e quest’ultima con il tratto iniziale di Via Roma, situato alla quota +12.00m, costituiscono di fatto una barriera architettonica invalicabile.
Coerentemente con quanto individuato nella Fase 1, elemento indispensabile per la coerenza degli obiettivi e per la riqualificazione dell’area Porta Barete all’interno del tessuto cittadino, è un collegamento facilmente accessibile dei suoi luoghi pubblici e di questi con la città preesistente, il ponte ciclo-pedonale, che attraversando l’area ne ricollega i dislivelli.
Il ponte costituisce non solo il collegamento dei luoghi e dei percorsi presenti nell’area di concorso, ma è coerente con il contesto più ampio, poiché genera percorsi che si ricollegano con il parco di Piazza D’Armi ad ovest attraverso un sottopasso, con il quartiere di S.Croce e parco di Viale della Croce Rossa a nord, e con le quote di Via Roma ad est.

 

Timeline

2020

Location

L'Aquila

Clients

Comune dell'Aquila

Concorso di progettazione - Progetto selezionato per la seconda fase. V classificato

2STUDIO Francesco Giancola, Alessia Rossi, Domenico Fracassi, Arianna Tanfoni | collaboratori: Davide Massimo, Francesco Gabriele